Mi ha colpito la notizia di un uomo di 103 anni che ha tentato il suicidio gettandosi in Arno. Due poliziotti di passaggio lo hanno visto, si sono gettati nel fiume e lo hanno salvato. L'uomo, un vecchietto lucido, in salute, ha detto con un filo di voce che aveva cercato di morire perchè era stufo di vivere.
Questa frase mi ha fatto venire in mente mio nonno che a novant'anni diceva la stessa cosa, con la sua parlata livornese :" M'è venuto a noia campare" Era un uomo sano e assolutamente in gamba, viveva solo e dimostrava fisicamente vent'anni di meno. Una mattina non rispondeva al telefono, mia mamma corse nella sua casa, era tutto in ordine, sembrava non ci fosse nessuno, ma cercando bene lo trovarono scivolato sotto il letto, morto. Era stato bene sino alla sera prima. Stava bene fisicamente , ma la sua psiche era stanca, la nonna lo aveva lasciato due anni prima e lui sentiva la stanchezza della vita. Era strano per un tipo come lui, che era stato sempre pieno di vita, che amava vivere e non aveva mai avuto nella sua vita momenti di sconforto e che aveva superato tantissime difficoltà. Eppure era stanco di vivere.
Ho fatto quindi una riflessione. Sentiamo dire che in futuro la medicina farà sì che si possa vivere fino a 120 anni e forse più, ma anche ammettendo che questo sia possibile, cosa a cui credo poco, con quali strumenti psichici affronteremo quei venti trenta anni in più? Quel periodo non esiste nella nostra psiche. E quindi non andrebbero creati solo gli strumenti fisici per vivere così tanto, ma anche e, soprattutto, quelli psichici. Altrimenti sarebbe come far vivere un corpo senza mente. Ogni periodo della vita ha bisogno del suo scopo e a quell'età l'unico scopo per vivere sarebbe la paura di morire, ma a quell'età forse anche la paura di morire non c'è più, perchè la morte in quel tempo è fisiologica, sia fisicamente che psichicamente.
http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/centenario-suicida/centenario-suicida/centenario-suicida.html
sabato 26 luglio 2008
sabato 19 luglio 2008
Vicino al proprio IO ci si sta dimolto bene!
Succede ogni giorno che accadano fatti per cui sia inevitabile prendere un'opinione.
Può essere una sentenza,una scelta politica, una scelta economica, o tante altre cose. La prima cosa da chiedersi è "che ne so io di questo fatto?" Perchè spesso non abbiamo abbastanza informazioni, non conosciamo nei dettagli la situazione, abbiamo appreso superficialmente la cosa. Però un'opinione, in verità, ce la facciamo abbastanza in fretta. Da quel momento in poi siamo dei kamikaze nel difendere quello schieramento. E tutte le nostre energie sono spese per difendere la nostra idea, (ma è veramente nostra?) un'idea che spesso ci siamo fatti in pochissimo tempo analizzando in modo superficiale l'accaduto e purtoppo seguendo uno schieramento ideologico già precostituito. Questo non ci fa star bene! Non possiamo essere divisi in gruppi e appartenere sempre al solito gruppo con le stesse idee del gruppo. Ogni accadimento deve essere ragionato digerito e portato a coscienza, solo così potremo avere un'opinione veramente propria e ci accorgeremo che una volta la nostra opinione sarà simile a quella dei bianchi una volta sarà simile a quella dei verdi una volta a quella dei gialli e una volta non sarà simile proprio a quella di nessuno. Ma sarà la "nostra" opinione basata su un'esperienza propria. Saremo usciti dalla prigione e si aprirà davanti a noi l'orizzonte della libertà.
Può essere una sentenza,una scelta politica, una scelta economica, o tante altre cose. La prima cosa da chiedersi è "che ne so io di questo fatto?" Perchè spesso non abbiamo abbastanza informazioni, non conosciamo nei dettagli la situazione, abbiamo appreso superficialmente la cosa. Però un'opinione, in verità, ce la facciamo abbastanza in fretta. Da quel momento in poi siamo dei kamikaze nel difendere quello schieramento. E tutte le nostre energie sono spese per difendere la nostra idea, (ma è veramente nostra?) un'idea che spesso ci siamo fatti in pochissimo tempo analizzando in modo superficiale l'accaduto e purtoppo seguendo uno schieramento ideologico già precostituito. Questo non ci fa star bene! Non possiamo essere divisi in gruppi e appartenere sempre al solito gruppo con le stesse idee del gruppo. Ogni accadimento deve essere ragionato digerito e portato a coscienza, solo così potremo avere un'opinione veramente propria e ci accorgeremo che una volta la nostra opinione sarà simile a quella dei bianchi una volta sarà simile a quella dei verdi una volta a quella dei gialli e una volta non sarà simile proprio a quella di nessuno. Ma sarà la "nostra" opinione basata su un'esperienza propria. Saremo usciti dalla prigione e si aprirà davanti a noi l'orizzonte della libertà.
giovedì 10 luglio 2008
Una scelta d'amore
Il tribunale ha dato il permesso di non somministrare più attraverso un sondino il cibo e l'acqua ad Eluana, la ragazza che da sedici anni vive in stato vegetativo. Se questo venisse attuato, significherebbe entro breve tempo la morte della ragazza. Sedici anni, sedici anni sono tanti. Sedici anni in cui i genitori ed ora solo il padre rimasto in vita, hanno accudito quel corpo silenzioso e assente, sicuramente con amore. E deve essere stato pure per amore che hanno chiesto insistentemente che quella nutrizione forzata venisse interrotta. L'amore di due gentori, e adesso di uno solo, che chiedono alle istituzioni la morte della propria figlia. E le istituzioni giudicano, discutono, esprimono opinioni. Ma opinioni su di che opinioni su di chi? Questa ragazza non l'hanno mai conosciuta, nè quando era in salute, nè quando era in stato vegetativo, non le hanno mai tenuto la mano, non hanno mai sentito il suo respiro, in fondo non sanno nemmeno chi è. Il padre lo sa e non fa nè una scelta politica, nè una scelta giuridica.
Il padre sa perchè ama.
Il padre fa una scelta d'amore.
L'unico strumento che può indicare la via, sia quella di staccare l'alimentazione, sia quella di lasciarla.
Davanti a queste scelte non c'è qualcosa di precostituito, davanti a queste scelte siamo soli e responsabili, per quello che possiamo.
E quando è la propria coscienza a guidare le azioni può succedere anche di cadere nel penale, ma allora ci vuole ancora più coraggio.
Le motivazioni che hanno gli altri, coloro che giudicano e che legiferano non le so e non le voglio neanche sapere.
Il padre sa perchè ama.
Il padre fa una scelta d'amore.
L'unico strumento che può indicare la via, sia quella di staccare l'alimentazione, sia quella di lasciarla.
Davanti a queste scelte non c'è qualcosa di precostituito, davanti a queste scelte siamo soli e responsabili, per quello che possiamo.
E quando è la propria coscienza a guidare le azioni può succedere anche di cadere nel penale, ma allora ci vuole ancora più coraggio.
Le motivazioni che hanno gli altri, coloro che giudicano e che legiferano non le so e non le voglio neanche sapere.
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