venerdì 17 ottobre 2014

L'ultimo respiro

Leggo sul quotidiano "IL Tirreno" che a una signora moribonda,ricoverata in ospedale, è stata negata la possibilità di respirare l'ultima boccata di aria fresca prima di morire. I regolamenti dell'ospedale impedivano l'apertura della finestra della stanza, sia per ragioni di climatizzazione,sia per una questione di risparmio energetico e, non ultimo, per la raccomandazione del costruttore: "Le finestre devono rimanere chiuse". Per ottemperare a questa regola la chiave particolare per aprire la finestra era in dotazione alla caposala. La signora, che il giorno dopo è morta, aveva chiesto che la finestra venisse aperta per poter respirare un'ultima volta l'aria fresca che proveniva dall'esterno. Questo episodio mi ha molto colpito e mi ha fatto riflettere. Oramai l'ospedale è diventato il luogo dove, oltre ad essere curati, la maggior parte delle persone muore e, anche, dove quasi tutti i bambini nascono. Due avvenimenti ineluttabili, fondamentali di tutte le nostre vite, ma anche avvenimenti normali, i più normali che possano esistere. Naturalmente esistono situazioni di emergenza, per cui una nascita debba essere fatta obbligatoriamente in ospedale oppure situazioni in cui nella speranza di essere curati, la morte sopraggiunga in ospedale. Ma io non voglio parlare di questi casi, ma di quei casi in cui la nascita si presenta tranquilla e la morte è oramai ineluttabile. In questi casi dove nascere? E dove morire? Quale miglior luogo della nostra casa? Quale migliore compagnia delle persone che ci amano? La nostra casa è un luogo "umano", l'ospedale è un luogo "industriale", dove in modo industriale si accudiscono le persone, sicuramente con competenza, con professionalità. Ma non c'è qualcos'altro di cui l'essere umano necessita? Un ultimo desiderio prima di morire, una mano stretta, l'odore rassicurante e familiare della propria casa o quel piccolo ricordo sul comodino che riporta alla memoria quel momento felice? E chiudere gli occhi così, nel proprio ambiente familiare, vicino cose che ci hanno fatto compagnia per tanto tempo e vicino alle persone a cui, fino all'ultimo, sia possibile fare una piccola richiesta come quella, semplicissima, di aprire una finestra? E quale miglior luogo per affacciarsi alla vita? Nella tranquillità e nella semioscurità della camera dei propri genitori, con vicino il papà e, magari nella stanza accanto un fratellino che può assistere al primo bagnetto fatto, perché no, dal papà? Cose semplici, ma importanti a cui tutti coloro che sono vivi hanno diritto, finchè vivi lo sono. Aver rispetto per le persone dal primo all'ultimo momento di vita. "Un panorama bianco, una distesa di ghiaccio e di neve. Un luogo freddo dove non mi sentirei bene e dove non desidero stare"

mercoledì 22 luglio 2009

ADDIO MASSIMILIANO

Addio, Massimiliano

di Antonietta M. Gatti

Ieri è morto Massimiliano un bambino di Forlì a cui non è stata data la possibilità di avere un futuro. E’ morto all’età di 11 anni per una rara forma tumorale, un rabdomiosarcoma cresciuto fra la vescica e la prostata. Dopo anni di sofferenza, che non dovrebbero toccare i bambini, se ne è andato col suo carico di metalli pesanti dentro il corpo.
Avevo analizzato i campioni bioptici del bambino e avevo trovato metalli anche in forma molto sottile: nanoparticelle.
A parte una particella di Oro e Argento, la cosa più sconvolgente è l’aver trovato nanoparticelle di Tungsteno e/o carburo di Tungsteno. Ora uno si chiede come sia possibile l’ingresso di queste polveri nel corpo di un bambino. Non è un metalmeccanico che lavora in fabbrica. L’unica sua colpa è di aver vissuto in una casa costruita fra due inceneritori : uno di rifiuti urbani ed uno di rifiuti ospedalieri. L’aria, ma pure il cibo dell’orto, non sono dei migliori da quelle parti. Se n’è andato ed io, pur sapendo, non sono stata in grado di fare niente.
Nei miei studi avevo già indotto nei topi lo stesso tipo di cancro semplicemente impiantando nei loro muscoli nanoparticelle (una pratica che cerco di evitare sempre, ma quella volta non si poteva fare altrimenti). Tutti quelli che avevano ricevuto nanoparticelle metalliche si erano ammalati di rabdomiosarcoma. Quindi la correlazione fra un inquinamento ambientale molto particolare e la stessa patologia a mio parere è dimostrato.
Purtroppo non solo queste evidenze non devono essere dette: questi studi non vanno addirittura fatti.
Il 30 Giugno scorso l’avv. Bortolani, presidente della ONLUS, proprietaria legale del microscopio comprato grazie alla sottoscrizione lanciata da Beppe Grillo per studiare le nanopatologie, ha deciso di donare l’apparecchio all’Università di Urbino. La suddetta non ha mai acconsentito a farci entrare nel Consiglio di Amministrazione della ONLUS per la gestione trasparente economica e scientifica dello stesso, con la scusa che questa è una ONLUS famigliare che si occupa solo di delinquenti o presunti tali condannati per i loro reati alla pena di morte in America. I bambini si ammalino pure o muoiano: non interessano.
Ora, senza neanche informarci, la suddetta decide di donare il microscopio per altre finalità all’Università di Urbino con la clausola che noi lo possiamo usare “almeno” un giorno alla settimana. E’ ovvio che, abitando a Modena, la cosa non risulta facile non solo per me, ma soprattutto per i tesisti che lavorano con il microscopio. Con un lavoro “almeno” 1 giorno alla settimana questi rischiano di laurearsi fra 10 anni. Per non parlare del Progetto Europeo che io coordino che è ancora in corso.
Sono andata all’Università di Urbino dando la mia disponibilità a trasferirmi presso la loro sede. M i hanno risposto che tecnicamente è possibile, ma inattuabile.
Ho poi verificato che, così come hanno impostato le cose, ricerche su tessuti patologici non sono tecnicamente possibili. Dal momento che poi non ci sono scienziati esperti della materia (le nanopatologie sono una disciplina che è il risultato di un progetto europeo che io coordinavo), il microscopio servirà per altre finalità, non per quelle per cui era stato donato.
La motivazione addotta dall’avv. Bortolani per tale azione rasenta la diffamazione nei miei confronti e si può facilmente dimostrare che si tratta di bugie. Io ho lavori scientifici sulle nanopatologie e pure sulla nanotossicologia scritti anche con scienziati stranieri, non solo, ma io non sono affatto pagata per questa attività che svolgo part time pur di continuare gli studi sulle nanopatologie. Anche con la chiusura delle attività imposta dall’avv. Bortolani, però, non si pensi di imbavagliarmi: io continuerò ad andare in tribunale per difendere gli interessi di chi è vittima di persone perverse che compiono atti perversi sull’ambiente e su di loro, e lo farò con le analisi già eseguite. La famiglia di Massimiliano sa che può contare sul mio aiuto e, come loro, tanti altri. Ho già informato il Ministro della Difesa

che non farò più alcuna analisi sui soldati perché mi sarà impossibile. La legge che recentemente è stata promulgata compensa chi si è ammalato per esposizioni di nanoparticolato bellico, che io ho dimostrato essere presente nei tessuti.
In questa situazione dichiaro che non sarà più possibile analizzare i tessuti di nessuno e che le nanopatologie sono morte.
Chiedo solo che i miei ragazzi riescano a finire le loro tesi.
Auguro all’Avv. Bortolani di non essere disturbata dal rimorso.


Dal Vangelo di S. Matteo

Il tradimento di Giuda
Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

Morte di Giuda
Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!». Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.


Fine

giovedì 13 novembre 2008

SOCRATE Alla scoperta della sapienza umana

di Fulvio Notarstefano L'uomo e la psiché Tanto il metodo quanto la forma, e cioè l'oralità concettuale-dialettica unita all'ironia di cui si servì Socrate, retti dall'atteggiamento spirituale del "sapere di non sapere", è finalizzato ad un preciso scopo: permettere agli uomini di vivere meglio, ossia insegnare loro a prendersi cura della propria anima, poiché essa e l'uomo sono una sola cosa. Il merito maggiore da attribuire a Socrate è proprio quello di aver introdotto nel mondo occidentale l'identificazione dell'essenza dell'uomo con la sua anima, intesa come intelligenza o capacità di intendere e volere secondo coscienza, facendo assumere alla stessa quel significato destinato a rimanere pressoché immutato fino ad oggi. Egli non si occupò di physis, come avevano fatto praticamente tutti i filosofi prima di lui, poiché dunque mirava molto più in alto, in quanto provò a fornire una risposta al grande enigma avanzato dal motto apollineo: "Conosci te stesso". La risposta di Socrate è "l’uomo è la sua anima ed il prendersi cura della medesima rappresenta il fine più alto cui debba aspirare". Ma perché l'uomo possa prendersi cura della propria anima deve poter operare in vita le giuste decisioni, e per farlo deve possedere una conoscenza del bene, sulla base della quale giudica e decide. Per Socrate la conoscenza del bene si identifica con la virtù (areté) ed il suo opposto è l'ignoranza, collegata invece al vizio. Pertanto colui che possiede una conoscenza del bene, cioè sa cosa è giusto per sé, per la propria anima, è un uomo virtuoso. I vizi di cui parla Socrate comprendono l'attaccamento dell'uomo a tutto ciò che non è anima, cioè i beni ed i valori esteriori e materiali, che avevano fino ad allora costituito la "tavola dei valori" del mondo greco. Socrate ribaltò questa tavola, affermando che la loro bontà e la loro utilità era subordinata alla conoscenza. L'animo, in quanto capace di azioni morali, può produrre azioni "buone" e "cattive". L'affermazione contenuta nel Protagora secondo la quale l'uomo non vuole il male ma solo il bene è comprensibile se si considera che l'uomo è sempre mosso da un desiderio non meglio definito di "felicità". Ma la felicità non è data da beni esteriori ma da quelli dell'anima, cioè del perfezionamento della medesima tramite la virtù ossia la propria conoscenza: in tal modo, l'uomo attua quella che è la sua natura. Le azioni che producono del male sono frutto di cattive scelte, fatte sulla base di considerazioni dettate dall'ignoranza che convincono l'uomo che ciò che sta facendo in realtà è bene. E' necessario quindi comprendere il bene per praticarlo. Socrate indica nella filosofia il mezzo per giungere ad una conoscenza più ampia di se stessi e delle cose, per comprendere quale sia l'essenza del bene. Una vita vissuta senza indagine non vale la pena di essere vissuta: e nell'affermare ciò, Socrate afferma il primato del sapere sull'essere semplicemente virtuosi e sul vivere secondo virtù in se e per sé. Pertanto, il compito del filosofo diviene quello di accompagnare l'uomo nella sua proiezione verso la conoscenza e la realizzazione di se stesso. Ecco dunque il ruolo che la filosofia deve assumere, ecco la grande rivoluzione del pensiero socratico nell'ambito del pensiero politico occidentale: quella di aver distinto la filosofia dalla scienza naturale e dalla teosofia, e di averne definito i compiti.

sabato 18 ottobre 2008

LA RICERCA CHE AMO SOSTENERE

Per chi non vuole continuare a parlare a vanvera
Scritto da Stefano Montanari
venerdì 17 ottobre 2008


Che io l’abbia detto e scritto mille volte pare non avere effetto: l’Italia è un paese di scrittori, più o meno alfabetizzati che siano, ma non di lettori. Così capita che qualche politico, sempre nell’italica accezione del termine, strepiti portando alla ribalta argomenti esistenti solo nella sua immaginazione o altri chiariti da tempo immemorabile.
Ultimamente due micropolitici, uno del Sud e uno di casa mia, hanno puntato il loro indice contro di me. Ma, insomma, che cosa diavolo ci fa questo Montanari con il microscopio che “gli abbiamo comprato”? Lui fa soldi a palate e di ricerca manco se ne parla.
Non temete: non ho nessuna intenzione di ripetere le cose che conoscete già a memoria. Vorrei solo far conoscere una fetta della nostra ricerca, e una fetta importante, che altrove avrebbe grande risonanza ma che da noi è rigorosamente taciuta.
Ormai da tempo abbiamo visto che le polveri di cui ci occupiamo sono capaci di passare da madre a feto e lì, a seconda dello stadio di gestazione nel quale il fenomeno avviene, possono causare l’istaurarsi di malformazioni non di rado incompatibili con la vita stessa. Quando la compatibilità con la vita c’è, si tratta di una vita da non augurare a nessuno.
La scoperta, poi, della capacità delle polveri di entrare nel nucleo delle cellule dove risiede il DNA non è cosa da trascurare.
Comunque, perfino l’ARPA si è accorta che le polveri hanno la capacità di mutare il genoma umano.
Nel libro Il Girone delle Polveri Sottili sono raccontati alcuni casi di malformazione, ma qui ne vorrei ricordare uno che al momento della stesura non ci era ancora capitato. Da una città della Pianura Padana

ci sono arrivati i reperti di un bambino morto otto ore dopo la sua nascita e la diagnosi dell’anatomo-patologo è stata leucemia mieloide acuta. In quei reperti prelevati da vari organi, dal cervello ai linfonodi, abbiamo trovato una miriade di polveri micro e nanometriche solide, inorganiche, non biodegradabili né biocompatibili, tipicamente antropiche.
Due cose vanno tenute presenti: la prima è che il bambino ha sviluppato la malattia in grembo di una donna non ammalata, dunque, è nato con una sorta di terribile peccato originale di cui non è di sicuro responsabile, e la seconda è che, ovviamente, il bambino non era mai uscito dal grembo materno e, perciò, quelle polveri di chiarissima origine ambientale gli sono state regalate dalla mamma. Stessa cosa in tutti i casi che osserviamo compresi quelli, interessantissimi, di una patologia fetale di solito rara che ci sono arrivati da Malta, in cui le polveri antropiche si sprecano. Stessa cosa in un caso che ha avuto risvolti giudiziari, un caso di cancro della prostata in un bambino di otto anni, per il quale non solo nessuno ha contribuito con un centesimo (è la prassi), ma di cui si è persino taciuta la paternità delle analisi. Purtroppo, anche se democraticamente messe ai voti e dichiarate innocue per ragion di stato, le polveri nell’organismo e, ancor di più, in un organismo in rapida formazione, a rischio di deludere qualcuno sono quanto mai aggressive.
Così uno dei nostri impegni oggi è quello di fare ricerca sui reperti di feti che ci arrivano, una ricerca costosa, come sa bene chi ha qualche idea di come funzionino nei fatti le cose, che noi affrontiamo con il poco denaro che riusciamo a raggranellare da qualche consulenza e da qualche indagine a pagamento. Da fuori, nessun aiuto. Anzi.
A complemento, stiamo studiando, sempre a spese nostre, anche reperti di latte materno con campioni che ci arrivano dall’Ospedale di Alessandria.
A questo punto, è del tutto naturale che io chieda a questi politici (li chiamo così solo per comodità) che cosa facciano loro per affrontare questo problema, visto che l’unica funzione per cui giustifichino la loro esistenza dove si trovano e lo stipendio che passiamo loro (oltre al resto) è quella di occuparsi del bene comune.
Una malformazione fetale è una tragedia quando ci capita in casa e, ve lo assicuro, toglie il fiato anche se capita in casa d’altri. A meno che, va da sé, non si abbia lo stomaco di quei personaggi, uno stomaco, devo dire, un po’ curioso. Tempo fa il presidente di un consiglio comunale m’impose di non mostrare l’immagine di uno di quei bambini perché avrebbe potuto turbare la sensibilità dei suoi colleghi. Colleghi, va sottolineato, che si apprestavano a sottoscrivere con entusiasmo la costruzione di un nuovo inceneritore (pardon, “termovalorizzatore”, come sottolinea ancora oggi un povero policuzzo pugliese che ignora, tra le mille altre cose che gli sfuggono, la lingua italiana). Quell’inceneritore, come la chimica e la fisica comandano, di polveri ne avrebbe prodotte a centinaia di migliaia di tonnellate, ma questo è un fatto che passa in secondo piano quando ci sono tanti interessi in gioco per i quali si può tranquillamente schiattare.
E così accadde quando mia moglie fu invitata ad un convegno scientifico frequentato da scienziati (così si erano presentati) che squittirono scandalizzati quando videro le immagini incriminate. Le porcherie vanno tenute accuratamente nascoste come, ad esempio, si cerca di fare in Sardegna, ma la cosa non è troppo diversa altrove, e chi sbircia in quei segreti deve pagarla. “Hanno dato troppo fastidio e li hanno puniti.” Appunto.
Ed è questo che i politicanti cercano di fare: di punirci, di farci chiudere tutto. Degl’ignobili mascalzoni, certo, ma, da uomo, non riesco ad augurare loro altro che di non dover mai passare attraverso il dolore di venire in laboratorio da noi con un pezzo di un loro figlio mai nato o malato di cancro.
Fino a che siamo in tempo, fino a che la vostra azione da barbari ignoranti come siete non sarà arrivata a distruggere la nostra ricerca, prego il Cielo che apra un barlume nel vostro cervello e che, se non siete capaci di collaborare, almeno ci dimentichiate.
Per chi voglia documentazione, oltre a quanto trova in questo blog, consiglio di leggersi “Eu Research on Environment and Health” pubblicato dalla Commissione Europea e di consultare http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_eventi/2006/atti/Gatti.pdf

e http://www.oeghmp.at/download/veranstaltungen/2007-06-10_4th_inches_conference/program.pdf.

martedì 16 settembre 2008

NEL CIELO


Stasera proprio lì sotto
la luna, c'è una stella
brillante
una sola
stasera la vedo più del solito.


A.C.

venerdì 12 settembre 2008

NEL CUORE ALESSANDRA


Era una mattina di maggio del 1959, ero nella mia classe, dove frequentavo la quinta elementare, mi avvicinai piena di felicità, ma anche di timidezza alla cattedra e sussurrai alla mia maestra: "Signora maestra stanotte mi è nata una sorellina" Quella sorellina era Alessandra. Alessandra se ne è andata venerdì scorso all'improvviso lasciandoci tutti attoniti e disperati. Era la sorella più piccola una persona semplice, gioiosa e piena di allegria, nonostante la vita non fosse stata generosa con lei. Non aveva marito, non aveva figli, aveva sempre vissuto con i nostri genitori, che l'avevano lasciata presto e adesso viveva con Roberta l'altra sorella. Anche il lavoro non le aveva dato grandi soddisfazioni. Amava però le persone che le erano accanto e bastava poco a renderla felice. Aveva dei talenti propri personali che esprimeva in preziosi lavori manuali. E' con uno di questi che voglio ricordarla. Un quadro a punto croce fatto da lei, che mi aveva regalato poco tempo fa Quando era venuta a trovarmi, quindici giorni fa, lo aveva trovato appeso in bella mostra nel mio soggiorno e ne era rimasta, giustamente, orgogliosa.

Voglio ricordarla con questa sua bella opera.
Ti voglio bene Alessandra, sorellina mia!
Nel mio cuore per sempre!

martedì 9 settembre 2008

La perdita di una sorella

Oggi sono tornata a casa dopo il funerale di mia sorella Alessandra. Una telefonata venerdì mattina e è iniziato un incubo. Vorrei ricordare la mia cara Alessandra con qualche parola, ma lo farò quando sarò meno stanca. per ora riporto quello che ha scritto sul suo blog la mia grande amica Manuela, che mi ha fatto tanto piacere.



Oggi se ne è andata la sorella della mia più grande amica. Alessandra ha concluso la sua vita all’improvviso lasciando tutti sgomenti e pieni di dolore. Era giovane, chissà quante e quali cose avrebbe potuto ancora fare, ma non ne ha avuto il tempo. Voglio ricordarla con un fiore e voglio rassicurare la mia amica perchè non è tutto finito qui, ora Alessandra è in cammino per luogo bellissimo dove potrà realizzare i suoi desideri e dar corpo ai suoi sogni, forse questo mondo non la meritava.


Dedicato ad Alessandra


GRAZIE MANUELA!