giovedì 13 novembre 2008
SOCRATE Alla scoperta della sapienza umana
di Fulvio Notarstefano L'uomo e la psiché Tanto il metodo quanto la forma, e cioè l'oralità concettuale-dialettica unita all'ironia di cui si servì Socrate, retti dall'atteggiamento spirituale del "sapere di non sapere", è finalizzato ad un preciso scopo: permettere agli uomini di vivere meglio, ossia insegnare loro a prendersi cura della propria anima, poiché essa e l'uomo sono una sola cosa. Il merito maggiore da attribuire a Socrate è proprio quello di aver introdotto nel mondo occidentale l'identificazione dell'essenza dell'uomo con la sua anima, intesa come intelligenza o capacità di intendere e volere secondo coscienza, facendo assumere alla stessa quel significato destinato a rimanere pressoché immutato fino ad oggi. Egli non si occupò di physis, come avevano fatto praticamente tutti i filosofi prima di lui, poiché dunque mirava molto più in alto, in quanto provò a fornire una risposta al grande enigma avanzato dal motto apollineo: "Conosci te stesso". La risposta di Socrate è "l’uomo è la sua anima ed il prendersi cura della medesima rappresenta il fine più alto cui debba aspirare". Ma perché l'uomo possa prendersi cura della propria anima deve poter operare in vita le giuste decisioni, e per farlo deve possedere una conoscenza del bene, sulla base della quale giudica e decide. Per Socrate la conoscenza del bene si identifica con la virtù (areté) ed il suo opposto è l'ignoranza, collegata invece al vizio. Pertanto colui che possiede una conoscenza del bene, cioè sa cosa è giusto per sé, per la propria anima, è un uomo virtuoso. I vizi di cui parla Socrate comprendono l'attaccamento dell'uomo a tutto ciò che non è anima, cioè i beni ed i valori esteriori e materiali, che avevano fino ad allora costituito la "tavola dei valori" del mondo greco. Socrate ribaltò questa tavola, affermando che la loro bontà e la loro utilità era subordinata alla conoscenza. L'animo, in quanto capace di azioni morali, può produrre azioni "buone" e "cattive". L'affermazione contenuta nel Protagora secondo la quale l'uomo non vuole il male ma solo il bene è comprensibile se si considera che l'uomo è sempre mosso da un desiderio non meglio definito di "felicità". Ma la felicità non è data da beni esteriori ma da quelli dell'anima, cioè del perfezionamento della medesima tramite la virtù ossia la propria conoscenza: in tal modo, l'uomo attua quella che è la sua natura. Le azioni che producono del male sono frutto di cattive scelte, fatte sulla base di considerazioni dettate dall'ignoranza che convincono l'uomo che ciò che sta facendo in realtà è bene. E' necessario quindi comprendere il bene per praticarlo. Socrate indica nella filosofia il mezzo per giungere ad una conoscenza più ampia di se stessi e delle cose, per comprendere quale sia l'essenza del bene. Una vita vissuta senza indagine non vale la pena di essere vissuta: e nell'affermare ciò, Socrate afferma il primato del sapere sull'essere semplicemente virtuosi e sul vivere secondo virtù in se e per sé. Pertanto, il compito del filosofo diviene quello di accompagnare l'uomo nella sua proiezione verso la conoscenza e la realizzazione di se stesso. Ecco dunque il ruolo che la filosofia deve assumere, ecco la grande rivoluzione del pensiero socratico nell'ambito del pensiero politico occidentale: quella di aver distinto la filosofia dalla scienza naturale e dalla teosofia, e di averne definito i compiti.
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